venerdì 22 giugno 2012

La grotta del Buddha

Ieri: si parte da Savannakhet in mattinata, dopo una ricca colazione lao style al locale di Uan, in direzione nord e dopo alcune ore di macchina arriviamo alla Caverna del Buddha di Tham Pa Fa. La caverna è stata scoperta da poco, nel 2004 se ricordo bene, da un tizio che inseguiva pipistrelli per mangiarseli arrosto (sì, avete letto bene) e si stava inerpicando sulla parete di roccia. Vide una piccola cavità, ci si infilò e trovò questa caverna piuttosto spaziosa con circa 230 statue del Buddha di varie grandezze. Il luogo è diventato meta di pellegrinaggi e ha risollevato le sorti del villaggio, dal momento che sono state costruite strade, c’è un mercatino a ridosso del luogo sacro dove vengono vendute erbe e piante medicinali, insomma sono arrivati un po’ di denari.

Per arrivare alla caverna abbiamo aspettato una barchetta (che imbarcava acqua e abbiamo fatto il tragitto tirandola fuori con una brocca) che può portare fino a tre persone massimo, per un tragitto di pochi minuti, quindi c’è una scala che porta all’entrata della caverna dove una donna fa indossare un sarong alle donne e chiede 2000 kip. Si entra in questa spettacolare grotta i cui pavimenti sono ricoperti da tappeti e si viene circondati da stalattiti, oltre che dall’aria smossa dai ventilatori (hanno portato l’elettricità).

Attraversato di nuovo in barchetta il tratto di fiume, sotto un cielo coperto di nubi e carico di calore e umidità, siamo tornati in macchina.
Per circa 3 ore abbiamo percorso una splendida circondata da montagne intervallate da risaie, credo sia la Route 8, la strada che porta in Vietnam. Sono arrivata un po’ scossa per le ore di travagliato viaggio, tutte curve e qualche pezzo di strada non proprio liscia liscia, ma fortunatamente il posto in cui siamo arrivati mi ha ripagato dalle fatiche.

Mi trovo infatti nel Phou Hin Poun National Bio-Diversity Conservation Area, nel villaggio di Ban Phou Ngeng (“ban” significa villaggio). Vi scrivo dal balcone della mia stanza, che dà sul fiume Hinboun, in semplici ma deliziosi chalet su palafitte, dal momento che il fiume potrebbe gonfiarsi da un giorno all’altro visto che siamo nella stagione delle piogge.
Questa mattina non mi sono quasi mossa da qui, il tempo di guardare il fiume scorrere, di ascoltare il silenzio rotto solo da uccelli e insetti, qualche gallo in lontananza, ogni tanto qualche bambino che fa il bagno nel fiume. Una gran pace.

Staremo qui per tre notti e poi si parte per Vientiane, la capitale. Ovviamente qui dove mi trovo non c’è connessione internet, siamo in mezzo al nulla, e quello che state leggendo è stato scritto off-line e poi pubblicato appena possibile connettersi.











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