mercoledì 25 luglio 2012

Bambini del Laos

foto di Kelly
foto di Nancy
foto di Kelly
foto di Kelly
foto di Kelly
foto di Kelly
foto di Nancy

foto di Nancy
 
foto di Nancy





Le foto di Nancy: in viaggio tra Thailandia e Laos

i gatti non sono in vendita (foto di Nancy)




Le foto di Nancy: immagini di Bangkok

Ancora foto degli amici che erano con me in viaggio. Queste sono alcune immagini ancora di Bangkok tratte dall'album fotografico di Nancy. Brava, sono splendide!










la stazione centrale

giovedì 19 luglio 2012

Le foto degli amici: Bangkok

Iniziano ad arrivare le foto scattate dagli amici che erano con me. Queste sono immagini da Bangkok:











mercoledì 4 luglio 2012

Ancora a Dubai, e i ricordi

Ormai conosco questo aeroporto come le mie tasche. Praticamente non c'è distinzione tra notte e giorno, qui c'è sempre gente che va e che viene, negozi sempre aperti, sembra che lo scandire del tempo sia un particolare trascurabile.
Sono arrivata circa alle 4,30 di mattina, ora locale, e il mio prossimo volo per Roma è alle 9,35. Di dormire non se ne è parlato: tra via vai, colazioni servite appena saliti, hostess e co. ipercinetici, luci accese poi spente poi accese. Ormai stanotte va così, si passa alla prossima.
Non vedo l'ora di vedere le facce dei miei cagnoloni, so che hanno un po' patito l'assenza. Greta, o meglio, Gretona, ultimamente ha voluto dormire vicino al mio letto e Indio è giù di corda, d'altronde le coccole che faccio io loro non gliele fa nessuno, neanche il capobranco in carica.
Per non parlare dei micioni e della canetta piccola, che già immagino si farà la pipì addosso per l'emozione quando mi rivedrà.

Mi passano per la mente immagini flash del viaggio: il primo giro in barca sul Mekong, la festa a Savannakhet con le comari, la cena col capovillaggio sdentato che voleva che tutti ci ubriacassimo di lao lao, il giro in rafting, i bambini del villaggio lungo la Route 13, i monaci che camminano per le strade di Luang Prabang (macchie arancioni nel verde), gli acquazzoni di pioggia tiepida, la vista del lungofiume di Vientiane dall'alto del locale dove abbiamo preso l'aperitivo. E altro ancora.

A volte, prima di una partenza, mi chiedo Ha senso? Perché partire? Non so se vi è mai capitato... Mi viene sempre in mente il libro di Bruce Chatwin "Che ci faccio io qui?" ed è diventato un po' il mio motto. Spesso la risposta arriva dopo, al ritorno, quando senti di aver appreso qualcosa di cui prima ignoravi l'esistenza, quando i ricordi vengono metabolizzati in esperienze.
Più che allungarla la vita, bisognerebbe allargarla, e viaggiare è forse uno dei pochi modi che abbiamo a disposizione per farlo.
Insieme ai libri, naturalmente.

Sabaidee Laos, kwap chai lai lai!

I primi italiani che incontro dopo settimane mi confermano quanto il gap culturale, etico, e chi più ne ha più ne metta, possa essere di ampia portata anche all’interno dello stesso gruppo etnico. Altro che contadini indocinesi.
Ce li ho davanti a me, in aereo, in piedi nella piazzola qui davanti, nello spazioso A380 della Emirates.

Più coppie si stanno scambiando impressioni sulle rispettive vacanze, chi a Dubai chi in Thailandia, al mare. Quel genere di persone che io chiamo i “normativi”, coloro i quali seguono le norme, che sono ben introdotti nella maggioranza rumorosa, che non deviano dai percorsi prestabiliti, a loro agio nelle consuetudini e poco inclini all’introspezione. Un genere che provoca in me prurito alle braccia e alla testa, tipo rosolia o parassiti, a vostra scelta. Ma non consideratemi una snob, piuttosto una disadattata.

Già nel vestire: polo, bermuda e sneakers di ordinanza per gli uomini, jeans e magliettina rosa per le donne, abbronzatura impeccabile. Parlano di categorie di alberghi, di steak house dove hanno mangiato “ottima carne”, di grandi pescate, delle solite aragoste bollite vive (quanto costano poco lì e tanto qui), che bello stasera finalmente ci mangiamo una pizza e compagnia bella.

E io, come di consueto, penso che lì in mezzo – come a volte malauguratamente mi è successo – dovrei trattenere sbadigli degni di un ippopotamo e mi verrebbero occhi a capocchia di spillo, da extraterrestre. Cristo, che noia.

Sto cercando di immaginarli a cena seduti per terra a Savannakhet, a mangiare sticky rice rigorosamente con le mani, anzi con tre dita, ad ascoltare per un quarto d’ora le giaculatorie dell’anziano di casa per i rituali di ospitalità con legatura di fili bianchi ai polsi (da tenere rigorosamente per almeno tre giorni, pena la cattiva sorte). Oppure buttati sulle sponde del Mekong, con moschini, ragni grandi quanto un pancake,zanzare, e insettoni di vario tipo, a me del tutto indifferenti, avendo altro a cui pensare.

O con i piedi completamente immersi nel fango, l’onnipresente “mud”, a causa delle piogge stagionali, spesso mischiato inevitabilmente ad escrementi bovini, vai a vedere dove inizia uno e finisce l’altro, per arrivare a una caverna ex ospedale di fortuna ai tempi della guerra segreta USA-Laos. Alla faccia dei sandaletti di marca. I miei sandali Teva dalla trazione impeccabile sono andati dappertutto: pozzanghere, fango, fiumi, cascate, e infatti sembrano vecchi di dieci anni, e non di due mesi come sono.

No, non me li posso immaginare, fortunatamente. Ancora per un po’ credo eviteranno di andare in questo paese. Fortunatamente non c’è il mare in Laos ne’ altro che possa riscuotere il loro interesse. Insomma, se non vi riconoscete nel ritratto di questi ragazzi qui davanti a me, sbrigatevi, cercate di andare presto in Laos, lì non li troverete.
Troverete invece – soprattutto nella stagione delle piogge – pochi turisti se non nessuno, se non a Luang Prabang, e i laotiani, gente sorridente, amichevole, piacevolmente stupita di incontrarvi per strada e curiosa del nostro mondo. Qualche parola di lao può aiutare, molti di loro non parlano inglese, qualcuno tra i più anziani ancora ricorda un po’ di francese. Ci sono vari piccoli dizionari che possono dare una mano a entrare un po’ più in contatto con la gente del posto e loro ne saranno molto divertiti.

Gente con grande senso dell’umorismo, sempre pronti a fare battute e a sorridere di sé e degli altri, educati e composti da farci sembrare rozzi e rumorosi ad ogni passo.
Io ci tornerò, questa volta per le montagne del nord, con base a Luang Prabang, in visita alle etnie che non abbiamo potuto visitare in questo viaggio, ci sarebbe voluto tanto più tempo. Spero presto, prima che le cose cambino e nulla sia più come prima.
A Vientiane fino a dieci anni fa c’era solo un semaforo in tutta la città. Non ce n’era bisogno. Ora ne è piena, anche se il traffico è del tutto relativo. Fino a quando?

Sabaidee Laos, kwap chai lai lai!*



*trad: Ciao Laos, grazie infinite!

martedì 3 luglio 2012

Una giornata a Bangkok

Io ci ho provato, volevo fare qualcosa in questa città, tipo andare a fare shopping ad esempio. Stamattina per motivi sconosciuti ho aperto gli occhi alle 5,40. Devastante, una mattina che potevo dormire...
Dopo aver fatto colazione qui sotto, ho aspettato le dieci per un thai massage di un'ora. Una signora dall'apparenza delicata e fragile aveva praticamente due morse d'acciaio nelle mani e mi ha strapazzato senza pietà, anzi, quando un sordo lamento usciva perchè proprio non riuscivo a trattenerlo, pareva più contenta.
Mi cincischio, leggo, scrivo e poi decido che è ora di buttarsi nella calura. Attraverso il canale via ponticello e vado a prendere il 23 per andare in zona centri commerciali. Una ragazza di qui mi consiglia il Platinum ma dopo un quarto d'ora capisco che non c'è niente di interessante, roba immettibile per noi.
Vado avanti per un altro po', via taxi o altrimenti svieni per traffico e afa, e trovo l'MBK e tutto l'ambaradan di Siam Square. Non ce la faccio, scappo, è mostruoso. Una versione brutta di Metropolis, di Fritz Lang, con tutte quelle sopraelevate, lo Skytrain, un panorama così grigio, afoso, brutto. Dovevo incontrare la mia amica Georgina ma per una serie di contrattempi non sono riuscita a rimanere fino all'ora dell'appuntamento, spero che lei abbia aspettato pochi minuti, sapevamo che potevamo non incontrarci.
Scappo giustappunto in direzione di un'oasi da tutto questo e l'unica cosa che mi viene in mente è un altro trattamento estetico. E  vai con un facial treatment a base di fette di cetriolo congelate.
Sosta da Ethos, l'imperdibile ristorante veg che avevamo frequentato appena arrivati in città tre settimane fa, per una pancake alla banana e un mango shake, sperando di incontrare la mia amica australiana (visto che anche per lei questo posto fantastico), ho sostato quasi un'oretta ma niente...
Di nuovo via, questa volta in tuk tuk, verso il mio albergo.
Un'ora di foot massage, dolorosissimo, sempre dalla signora dalle mani di acciaio e poi relax, un'insalata, un succo di guava e il laptop. 
Questo per dire che per me questa città è buona solo per massaggi & similia. Non riesco a far nient'altro. Ho caldo, e trovo tutto irritante. Il quartierino dove è situato il mio b&b in realtà non è male, c'è la gente normale, del posto, non è infestato da turisti, la gente è gentile e sorridente. Stamattina sono passata davanti ai banchetti della colazione, c'era gente che prendeva latte di soia caldo con una specie di pane farcito, altri con la tradizionale zuppa di noodles. Una specie di villaggio nella metropoli. E sull'autobus, sia ieri che oggi, persone squisite, che ti rispondono con un sorriso e provano ad aiutarti anche parlando solo thai.

Ora sono in attesa del mio autista che mi riporterà in aeroporto. Il viaggio sta finendo e tra la nostalgia di casa e la voglia di rimanere in giro (non a Bangkok) è davvero una bella lotta.